mercoledì 4 luglio 2012

Quattro luglio

Stavolta parto davvero
con un vento leggero
che mi soffia alle spalle.
Tu dormi bene il tuo sonno
dove vado lo sanno
solo le stelle. 


...

Stavolta parto davvero
quanto vento stasera
che mi soffia alle spalle
c'è solo un'ombra sul cuore
silenziosa e leggera
ma mi abituerò. 



Alla fine tutto è abbastanza banale da poter essere ricordato con una canzone. Ed è questa quella che ascoltavo, poco più di due mesi fa, venendo in macchina a Taranto. Non immaginando nulla.

E in questi due mesi non trovare le parole da far rimbombare in questo vuoto assurdo. Cosa dire di te che sei stata, fra le altre cose, capace di diventare la molla di questo blog. E che mi hai fatto ridere persino quando eri in quello che il medico ha chiamato "coma 1" (suppongo sia il coma dei numeri 1). E anche dopo, quando immaginavo,  mentre il prete si affaticava, il controcanto che gli avresti fatto. Giusto questo potevo dire, perché il resto non si può descrivere. O almeno, non ci riesco.

Poi, è arrivato un messaggio di Raffaele, qualche giorno fa, a farmi capire cosa è successo e a darmi modo di aprire questo post: "Il pulcino ci ha lasciato in un mondo di vecchi" diceva. Corretto ma non del tutto: ci hai lasciato vecchi in un mondo di vecchi.
Ti sei presa i tuoi 94 anni (oggi) come comoda scusa. Perché in realtà non ne potevi più di tutta questa gente che vive sugli aerei e non riesce a vedere nemmeno la metà delle cose che riuscivi a vedere tu, da casa. Eri stanca di stare sempre cento metri avanti a tutti e quelli a non raggiungerti mai. E l'hai fatta franca, ancora una volta.

Oddio, questo lo pensi tu. Perché alla fine di queste righe, che ridicolizzeresti e che hanno il difetto di non riuscire a essere bugiarde come te, mi duole dirti, cara signora Giulia, che stavolta hai fallito e che sei vittima di un'illusione: non sei tu che te ne sei andata. Siamo noi che non ci siamo.



E comunque no, non ho ancora fatto pace col barbiere.