Quello che scriverò in questo post non ha nulla a che vedere con il referendum attualmente in corso. Al limite si può dire che la campagna e la consultazione referendaria possono essere stati uno spunto per fomentare riflessioni fatte fra me e Donnie già in passato, ma nulla più.
Sono un po' combattuto.
Scopro di non sopportare più le curve in cui è diviso questo Paese. Non c'è solo la curva di quelli che sono lì perché qualcuno ha offerto loro un panino al salame. C'è anche la curva di quelli che, dopo anni, anni e anni, continuano a stracciarsi le vesti perché a Santoro viene tolta la possibilità di segnare il gol della bandiera. Per carità: è ignobile, è antidemocratico, è illiberale farlo. Però sarebbe anche ora di ricordarsi che il gol della bandiera si chiama così per un semplice motivo: non serve a niente.
Se non ad offrire un comodo rifugio per le nostre opinioni e ad esentarci dallo sforzo di andare realmente avanti, perché la culla più comoda è sempre quella di parole già dette e di cose già viste. Tutto molto comodo, mentalmente intendo.
Voglio dire, son passati dieci anni (DIECI!) dall'editto bulgaro. Forse sarebbe il caso di passare oltre.
Dall'altro lato, continuo a non riuscire e volere neanche ad immedesimarmi nelle posizioni dei miei concittadini affetti da quella che voglio chiamare "sindrome dell'overscouting".
Nel basket, e suppongo anche in altri sport e ambiti, l'overscouting è la degenerazione dell'attività di scouting, che è sostanzialmente la scomposizione del gioco di un singolo atleta (che hai in squadra o che vuoi comprare) in un numero imprecisato di statistiche che ne rivelino punti deboli e di forza. L'overscouting scatta quando la "scomposizione" raggiunge un livello tale che si finisce per perdere di vista la visione d'insieme del giocatore e della realtà del gioco. Il risultato? Prendi cantonate. Pensi sia interessante scoprire che Donnie nelle situazioni di transizione non ha buone percentuali come secondo rimorchio e finisci col non capire che una pippa simile ti compromette un giudizio sensato.
Ecco. Si può tranquillamente demolire qualsiasi avvenimento, qualsiasi opinione altrui, qualsiasi uomo politico con le armi della cultura e di un'informazione super-corretta. Quasi sempre, dopo averlo fatto, si avranno a propria disposizione strumenti e giustificazioni sufficienti per tirarsi fuori, con un filo di disprezzo, dalle scelte non dico della massa ma di un gruppo di persone sufficientemente ampio per meritarlo, quel filo di disprezzo.
"Quello non mi va bene perché una volta ha lasciato una sgommata di merda nel cesso. Quest'altra cosa nasconde varie implicazioni e vari inganni per cui non mi faccio prendere per il culo. Alle politiche ad esempio non voto perché mi hanno scippato le preferenze o in alternativa non voto perché (segue pippa). Perché voi in realtà non sapete che se fate questo, loro faranno quest'altro, e comunque quelli che vi stanno simpatici lo volevano anche loro e queste contraddizioni a me mica mi stanno bene".
Nel frattempo, in questo fantastico viaggio verso il mondo di Utopia, per quelli sopra noi son finite le riserve da stappare. Più velocemente del solito, dico.
Ho ormai la percezione che l'eccesso di cultura e informazione sia potenzialmente dannoso quasi quanto la loro assenza. Che possa a volte offuscare l'intelligenza e i sensi, quando addirittura non li sostituisce. Esiste questo eccesso? Per il singolo, penso proprio di sì.
Anche un sano approccio a cazzo di cane fa parte di noi. Certo che è difficile dosarlo se sei in curva.
"Ho ormai la percezione che l'eccesso di cultura e informazione sia potenzialmente dannoso quasi quanto la loro assenza. Che possa a volte offuscare l'intelligenza e i sensi, quando addirittura non li sostituisce."
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'eccesso di cultura non saprei, ma per quello dell'informazione hai colto in pieno. Marshall McLuhan sosteneva che la TV e altri mezzi diventano anestetici, nel vero senso della parola, cioe procurano assenza di sentimento. Paralizzano perché oltre a creare una overdose di informazione sono mezzi che ti rendono inattivo. Ora c'è pure internet che è più "interattivo", ma da come la vedo io, anche internet ti "paralizza". Tanto si è sempre seduti...
Comunque non ti fidare, può darsi che abbia sparato un sacco di cazzate. In "Io e Annie" c'è una scena fantastica in cui Woody Allen discute con uno studioso di Marshall McLuhan e alla fine della scena arriva il vero Marshall e gli dice al suo studioso: lei non ha capito niente di quello che insegno. :D
eccola
http://www.youtube.com/watch?v=JOnmw4Lpgsg
notte! :)
Keteremillpario
Uììì Santiago:)
RispondiEliminasì, dunque, io ci ho messo dentro anche la cultura perché volevo sottolineare maggiormente la responsabilità soggettiva di chi va in "overscouting": in altre parole non è solo una questione di subire passivamente il bombardamento di nozioni e informazioni, quanto spesso la volontà di andarsele a cercare appositamente per costruirsi un quadro della realtà più consono alla propria presa di posizione. Da qui, il distacco dal "quadro d'insieme".
Comunque non mi addentro oltre (non è il mio campo) ed era solo una riflessione buttata lì:)
ossequi