martedì 6 marzo 2012

Sospiriamo, Taranto



... questa è una malattia che non va più via,
vorrei andar via, vorrei andar via di qua,
ma non resisto lontano da te...”








Un'ora e quaranta di macchina non è poi tanto, ma li vivi come un viaggio anche se è un viaggio che fai più volte al mese. Risalgo tutto il Salento consumando cd (come sono antico) che definirei eroici e se sono solo canto a squarciagola, contando i chilometri e le infinite uscite prima di Lecce, che come al solito si materializza all'improvviso, come fosse ogni volta sbucata dal nulla. Poi di lì a Brindisi è un salto. A quel punto la testa comincia a rilassarsi, i pensieri cominciano a vagare e i muscoli delle gambe ad abbandonarsi. E all'improvviso comincio a sentirmi stanco. 
Un'ora e quaranta non è tanto, ma alla fine senti il bisogno di arrivare, di fare ciò che devi, probabilmente niente. E così, superata Grottaglie, non importa se ciò che vedi in lontananza ti fa male. Sei felice lo stesso.


Taranto Calcio, sulle maglie della squadra non può apparire lo slogan “RespiriAmo Taranto”. Perché è istigazione al suicidio.

La Lega Pro aveva in un primo momento autorizzato la scritta, finanziata dai tifosi per ricordare il dramma ambientale della città. Poi il divieto, in uno scarno comunicato: “Siamo teste di cazzo”.

Così, nel big match con la Ternana, il Taranto non ha potuto indossare le maglie con lo sponsor "RespiriAmo Taranto" perché secondo il Dott. Ghirelli della Lega Pro quella è una scritta politica. E non si può fare politica quando devi fare un minuto di silenzio per i morti in Afghanistan.

“Nello slogan sono ravvisabili connotati politici” ha dichiarato una metastasi.

Si sospettano pressioni del potentissimo patron dell'Ilva, Emilio Riva. Ricordo che Riva è anche membro della cordata Alitalia. Ed è la cosa migliore che si possa dire di lui.

Anche la settimana scorsa in città si è scatenato il panico. Erano finiti i Gratta e Vinci.

Un grande incendio è divampato nello stabilimento. Riva lo osservava da lontano, suonando la lira.

Il cielo sopra Taranto era talmente pieno di fumo che sembrava un discorso di Vendola.








Dal porto militare di Taranto le imbarcazioni salpano verso gli scenari di guerra e la gente saluta festosa dalla banchina: “Buona fortuna!” “State attenti”, rispondono i marinai.

Nel 2006 a Taranto erano presenti il 96 percento degli idrocarburi policiclici aromatici, il 92 percento delle diossine, l’85 percento dell’ossido di carbonio, l’85 percento del piombo e il 68 percento del mercurio dell'intero territorio nazionale. Insomma, se non sai cosa puoi fare per noi, almeno ringraziaci.

A chi chiede la chiusura dell'Ilva, viene risposto che così migliaia di operai perderebbero il posto. E in effetti non sarebbe giusto togliergli la possibilità di morire sul lavoro.

La politica tarantina è da anni sotto accusa per come viene gestito il problema Ilva. Ma la questione è controversa: secondo molti non esisterebbe nessuna politica a Taranto.

Dell'Ilva dal 2007 si occupa l'associazione “Taranto Futura”, che ha il compito di sensibilizzare l'opinione pubblica sul delicato problema degli ossimori.

Nel 2008 è stata approvata una legge regionale sulla diossina: il monitoraggio delle emissioni non è però continuo e i campionamenti, minimo tre all'anno, vengono compiuti con un preavviso. L'ultimo rilevamento effettuato ha riscontrato “un delicato profumo di violetta”.

Qualche mese fa, Nichi Vendola dichiarò che finalmente le emissioni nocive erano tornate nei limiti previsti dalle leggi. Razziali.

(Comunque non colpevolizzerei Vendola: ci sono così tanti problemi che non si può mica pretendere che si concentri su quanto succede in Puglia)

Nel 2008 migliaia di capi allevati nelle masserie vicine al capoluogo ionico, a causa della presenza di diossina nelle loro carni, vennero abbattuti. Riva risolverebbe tutto così.

Nel latte materno, la media in Europa è 5 picogrammi di diossina per grammo: a Taranto 20 picogrammi, con punte di 40. Ci piace macchiato.

Oltre alla diossina c'è il benzoapirene: il 13 agosto 2010 il governo varò un decreto che consentì all'Ilva di mantenerne invariate le emissioni. Ricordo bene quel giorno: c'era un mare bellissimo.

Su un campo di calcio del quartiere Tamburi furono rastrellate tonnellate di polveri nocive. Ma non è mica da questi particolari che si giudica un tumore.

Come tutta la zona circostante, anche il marmo bianco del cimitero è ormai rosa a causa delle polveri che vi si depositano sopra. Per ribadire il concetto.






Ho cercato a lungo un modo di parlare in questo post anche delle cose belle di Taranto, ma alla fine ho pensato che è inutile: chi vuole può cercarle, scoprirle e soprattutto decidere quali sono, e se ci sono. Sicuramente non saranno le stesse che vedo io.
E mentre ci pensavo mi è venuta in mente, tanto per cambiare, mia nonna. Che è follemente innamorata di questa città, pur non essendoci nata, pur non avendola praticamente mai dipinta. Sembra che i suoi occhi rifiutino quasi del tutto di vedere altro che non sia ciò che ritengono degno ed è come non si accorgessero del resto. Ho pensato che se si trattasse di un'altra persona, gliene farei una colpa.
Ma non ci riesco, come non sono mai riuscito a contraddirla né a darle torto tutte le volte che le sento ripetere con lo sguardo sognante  
“Addò t' gire, a Tarand ste 'u mare”.


Al Tribunale di Taranto è cominciato il procedimento a carico dell'Ilva: chiesta la chiusura. Della città.

Durante l'incidente probatorio centinaia di cittadini erano assiepati fuori dal Tribunale. C'era spazio: quel giorno non era in calendario il processo Scazzi.

Agli indagati vengono contestati i reati di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato e getto di cose pericolose. Ma ora basta lusingarli.

La maxi inchiesta si basa su una perizia che ha accertato l'esistenza di una connessione tra la spaventosa incidenza di malattie cardiovascolari e dell'apparato respiratorio, le morti causate da tumori e l'inquinamento prodotto dall'Ilva. Il documento è intitolato: "E niente, ci siamo affacciati alla finestra".

L'azienda: “Non fatevi spaventare da questi dati”. Altrimenti ai prossimi che farete?

La prossima udienza è prevista il 30 marzo. Cazzo, mi tocca rimandare la visita con l'oncologo.

La tragedia ormai va avanti da anni, ma un giorno ci sveglieremo da quest'incubo. E torneremo in serie B.


Quello che resta sono le mie colpe di cittadino. Fra queste l'aver guardato, per anni, solo i difetti dei miei concittadini, che pure son tanti. E non aver pensato che quando sedano la tua coscienza e chiudono i tuoi occhi, divorando quello che hai intorno e spiegandoti che alternative non ci sono, non è mai facile, non è mai immediato essere dei buoni cittadini, dei buoni tarantini.
La gente però, da qualche anno, ha ricominciato a vedere. Non so cosa succederà ma per il momento posso solo dirle grazie, perché così sta insegnando anche a me, al di là dei miei cuscini mentali e dei miei giudizi facili, a tenere davvero gli occhi aperti.



Il video "DispneyLand" è di Cani&Porci (che mi ha fatto anche tanta compagnia). Le immagini sono, nell'ordine, di Bomba Sessuale e di Here to Avenge Laika. Li ringrazio, come ringrazio il laboratorio grafico di Spinoza.it che ha realizzato tante altre belle cose. In questo post, poi, in un modo o nell'altro sono entrate anche altre persone, e le saluto: sirboneddu, giggi. E la passione di haroldsmith, che abbraccio.