martedì 22 settembre 2015

Guerra, guerra, guerra!


A. Skujina, A metà, 2014, acquerello su carta, 30x44 cm 



Che ne sai tu, ragazzina, di quella guerra? Che ne sai tu di quelle donne? Che ne sai tu di quella storia?


È la storia di Enrichetta Sanistracci, 49 anni, vedova e con due figli al fronte. Quando, durante i primi rastrellamenti, la famiglia Landau bussò disperata alla sua porta chiedendo aiuto, lei sulle prime rimase pietrificata dal terrore di dover fare la cosa giusta così, da sola. Ma poi “Venite, vi nascondo nel solaio”. E il giorno dopo, quando la pattuglia tedesca arrivò e l'obertruppfuhrer Streimann le piantò in faccia i suoi occhi gelidi, “Signora, siamo alla ricerca delle famiglie giudee che abitano in questa zona. Lei ne nasconde qualcuna?”, lei mantenne il controllo, non cedette all’emozione nemmeno per un momento e di risposta piantò i suoi di occhi in quelli dell’ufficiale: “Certamente capitano, li ho nascosti nel solaio, sono purtroppo solo 6. Prego. Gradite un caffè nel frattempo?”


È la storia di Armandina Colapietro, 7 anni, che nascosta fra le fronde di un albero, dovette assistere alla fucilazione di Nonno Adelmo da parte dei fascisti, che lo accusavano “di dare supporto ai traditori della Patria”. Li vide farlo inginocchiare, sparargli un colpo in testa e poi cavargli i denti d’oro dalla bocca. Immobilizzata dalla paura, solo quando andarono via scoppiò in un pianto dirotto, irrefrenabile e urlò di impotenza. I denti del vecchiaccio le piacevano tanto, li aveva sempre voluti lei.


È la storia di Elisabettuccia Torregiani, 16 anni, vedetta partigiana con una piccola particolarità: non vedeva. La chiamavano "l'angelo cieco". Ma con il suo udito finissimo era in grado di riconoscere il motore di una Kübelwagen da chilometri di distanza. Poggiando l’orecchio a terra, era persino in grado di riconoscere le voci sui mezzi.
Un giorno fu catturata dai tedeschi. La tennero prigioniera per estorcerle informazioni, picchiandola ogni giorno.
Riuscì a fuggire, qualche notte dopo, grazie all’aiuto di Jurgen, un soldato semplice che si era innamorato di lei. Una notte senza luna. "Portami al fiume, lì saprò orientarmi". Arrivati sulla riva, si abbracciarono prima di separarsi. A quel punto lei mise in atto il suo piano: sfilò il coltello dalla cinta di Jurgen e lo colpi tre volte, una al collo, una al petto e una al basso ventre. Il giovane sassone cadde in ginocchio e lei proseguì come le aveva spiegato zia Demetra. Gli cavò gli occhi dalle orbite, li immerse nelle acque del fiume, recitò la formula mandata a memoria, cavò i propri di occhi dalle orbite, immerse la testa nel fiume, recitando la formula sott’acqua e inserì i bulbi di Jurgen nelle proprie cavità. Testa fuori dall’acqua. Buio. Ombre. Solo ombre. Ma le vedeva. Una notte senza luna, come aveva detto la zia. E lui l’amava, come aveva detto la zia. Grazie zia. Il paese la malediva, ma Elisabettuccia l’aveva sempre saputo che zia Demetra era la migliore.
Jurgen non si muoveva più. Un bel bacio ora se lo meritava, povero coglione. "Smack"

Si rialzò.

“E ora una bella vacanza. Sole, caldo. E fanculo a 'sta cazzo di guerra”


È questa la nostra storia, quella che non troverai sui tuoi libri, ragazzina.