giovedì 6 giugno 2013

Così lontano così vicino




Guarda. Lo vedi cosa sta succedendo? E non senti anche tu dentro qualcosa di particolare? No, perché io, quando vedo queste cose succedere in una terra come quella, sì, lo sento questo qualcosa di particolare. E anche se non sono mai stato lì, anche se sono lontano, mi sembra di essere lì. Già il nome, Istanbul, mi evoca sensazioni indefinite. E poi. Saranno quelle facce dure, spesso scure, sempre familiari. Sarà che quando percepisci tutta quella storia in un Paese e vedi quei ragazzi circondati da tutta quella storia, un po' senti che la storia la stanno facendo. Anche se magari poi non la faranno. Sarà che quando una terra è un ponte, una porta, pensi che tutti quelli che si muovono in quella terra siano a loro volta una porta, un filo che collega il passato e si dipana fino al futuro e li confonde anche. Sarà che persino la violenza della repressione ti sembra abbia un senso perverso, perché tu immagini anche la violenza dei colori, degli odori, le voci alte, il sudore e ancora gli odori e tutto ti sembra sia perfettamente nel suo contesto. E quasi senti di toccare con mano e vedere con gli occhi tutto questo. Inizi a girare su te stesso e tutt'intorno è Turchia.
 - Ok cazzo, hai vinto tu: vada per il kebab.



A. Skujina, Rifugio 8, 2013, 26,5x27, tecnica mista su carta