mercoledì 11 maggio 2011

Redemption post



Trent'anni fa moriva Bob Marley. Lasciando un vuoto incolmabile nei miei ricordi.

(E' morto Bob Marley. Non foglie, ma fiori)

In suo ricordo verrà osservato un minuto di raccolto.

Anche se è morto da trent'anni, per me Bob è ancora qua. Eh Jah!*

Fu il profeta del reggae. Non so se avete presente il reggae: è quel genere musicale che durante le dancehall fa da sottofondo alla voce del deejay.

Bob cantava la pace, il rispetto, l'amore, l'uguaglianza e, a distanza di tanti anni, il suo messaggio è ancora lì: solo nelle sue canzoni.

Nato in un quartiere nero, figlio di un bianco giamaicano, regalò nuove accezioni al significato del termine "paraculo".

Fra i suoi maggiori successi Redemption song, No woman no cry, One Love, Jamming, Exodus e un duro colpo all'industria degli shampoo.

Indimenticabile il suo unico concerto in Italia, a San Siro. Si chiama ancora così, vero?

Una volta gli spararono, ma la cosa non gli impedì di continuare la sua missione. Eppure di beatificarlo non se ne parla.

Morì seguendo i precetti del credo rasta: rifiutò l'amputazione di un alluce al momento in cui fu rilevato un melanoma. Siccome si tratta di Bob, sono costretto a dire che fu un gesto fichissimo.

Il figlio Ziggi raccolse le sue ultime parole sul letto di morte: "Per favore, non cantare".



*feat. pungolo

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