sabato 2 giugno 2012

2/6/2013: I have a dream



Arrivo alla fine di questa settimana con un discreto senso di colpa addosso. È che da quaggiù sembra davvero tutto molto lontano.
Ma il non essere riuscito ad immedesimarmi davvero nella tragedia che ha colpito l'Emilia, la terra dove ho vissuto per 11 anni, mi ha molto turbato. Ci ho messo addirittura un bel po' per capire che alcuni di quei luoghi sono quelli dove sono stato felice, infelice, solo, in compagnia, sbronzo, sobrio, sorridente, in lacrime, con la voglia di tornare a casa o magari di non tornarci più. Vivo, un po' morto. 
Niente. Nonostante lì ci sia una valanga di gente a me cara, niente. Sono davvero così insensibile?

Queste sensazioni mi si sono incollate addosso l'altra notte, la notte dopo le nuove scosse che hanno devastato quella splendida terra. Parlavo in chat con una mia amica (oddio, forse il termine è un po' grosso visto che ci siamo incontrati una sola volta nella vita, ma spero che lei me lo conceda) che vive in quelle zone. 
Non riuscivo a trovare niente da dirle che non fosse banale, stupido, fuori luogo, di circostanza. Può essere normale, si dirà. Forse sì e il fatto che lei sia una ragazza estremamente intelligente, forte e per nulla incline all'essere consolata men che meno compatita, di certo non mi aiutava a scegliere le parole. Forse perché mi sa che era megghie ca m' stav' citte. O forse avrei dovuto parlare d'altro, ecco sì. Mi consolo sapendo che la conversazione con me è stato di certo l'ultimo dei suoi pensieri.
Ma insomma, anche parlando con lei, non riuscivo a sentirmi dentro la cosa. Perché in effetti non c'ero.

Per fortuna, intorno a me, qualcosa nel Paese succedeva. 
Iniziava con qualche messaggio sparso sui vari social networks e velocemente, col passare dei minuti, diventava un'onda irrefrenabile di indignazione, una richiesta a una sola voce: bisognava annullare in segno di lutto le celebrazioni, in particolare la parata militare, del 2 giugno  e destinare quei soldi  e quei mezzi alle zone colpite dal sisma. Ammetto di non essermi fatto subito un'idea sulla proposta, quindi ne ho seguito l'evolversi con partecipazione e interesse.
La pagina facebook del Popolo Viola, sempre in prima linea, lanciava una petizione popolare che nel giro di poche ore raggiungeva decine di migliaia di firme.
Artisti e vip scendevano in campo su twitter (hashtag #no2giugno) mettendo la propria faccia e il proprio nome su un'idea che in tantissimi ritenevano un atto dovuto.
Scontri verbali durissimi fra chi era favorevole e i pochi che avevano il coraggio di dirsi contrari.
Il presidente Napolitano, come chiunque si dicesse d'accordo con lui (vedi Bersani, ma va) veniva linciato virtualmente da centinaia di post e commenti irriferibili, dopo aver dichiarato che la parata si sarebbe tenuta ugualmente, ma sarebbe stata sobria e dedicata alla memoria delle vittime del sisma. 
La gente, nonostante ciò, ha continuato a battere i piedi su facebook, su twitter, sui propri blog. Non c'erano caps lock e punti esclamativi sufficienti ad esprimere lo sdegno e la rabbia di una grandissima parte degli italiani, forse la maggior parte.
Ma niente, la parata si è fatta. È stata in "tono minore" come aveva anticipato Napolitano. E alla fine un po' di gente ci è anche andata, nonostante gli inviti al boicottaggio e sebbene una foto un po' truffaldina pubblicata dal Popolo Viola volesse dimostrare il contrario.

Alla fine di tutto però, vorrei dire che è stata persa un'occasione. L'occasione di sentire la voce della gente, di fare qualcosa di sensato che accontentasse gli italiani. Ha sbagliato Napolitano: non ha capito il suo popolo o, peggio, ha fatto finta di non capirlo.
Ok, ok, i soldi erano stati già stati spesi e bla bla, la festa è simbolo dell'unità nazionale e bla bla era troppo tardi e bla bla. Insomma, questa è andata.
Ma siamo ancora in tempo perché l'anno prossimo le cose cambino. Perché si dia un segnale alla gente che in questi giorni lo chiedeva urlando e massacrando le tastiere (per gli antichi che ancora ne usano una). La si accontenti. C'è tempo e questo tempo deve essere utilizzato per "sentire" nel profondo i desideri degli italiani.

Ecco cosa si dovrebbe fare, ecco il 2 giugno 2013 che sogno:











Così, giusto come gesto distensivo.


Poi vi ho detto, da quaggiù è tutto molto lontano.