venerdì 27 febbraio 2015

L'inquilino del terzo piano





La frase “Se ti piacciono tanto gli immigrati, allora portali a casa tua”, che nelle intenzioni di chi la pronuncia dovrebbe essere una geniale provocazione, è in realtà strepitosa perché rivelatrice di quale sia l’unica vera stella polare, il grande ideale che ci muove. Non la patria, non la razza. Non l’identità e comunità nazionale. Non la sicurezza. Non la difesa delle radici cristiane (tutti ricorderete la famosa legge sull’immigrazione Gesù-Bossi-Fini). Ma il pianerottolo, o il caro vecchio orticello se preferite.
C’è proprio una difficoltà, un blocco emotivo a contemplare questioni di cui non ci si possa lamentare con l’amministratore. Saremmo tutti più sereni e tranquilli se la complessità che ci circonda fosse a portata di regolamento condominiale. “Si ricorda ai signori condomini che è possibile tenere in appartamento fino a un massimo di due cani, 3 siriani oppure 10 cinesi, che tanto quelli si adattano. E’ rigorosamente vietato ospitare muezzin”. E potersi così lamentare col geometra in ascensore perché la signora del quarto piano ha steso ad asciugare 2 somali pescati al largo di Lampedusa e ci sta sgocciolando tutto il balcone. Così, tutto molto più semplice, senza affaticarci a usare paroloni di cui non conosciamo nemmeno lontanamente il significato. Vogliamo essere solo rassicurati che le cose non sfuggano alla nostra dimensione ideale e che soprattutto nessuno si dimentichi di chiudere il portone.
Bah, per fortuna che è rimasta la “sinistra” a parlare di immigrazione solo e soltanto in termini di punti di Pil, risorse e forza lavoro da dare il prima possibile in pasto allo sfruttamento, altrimenti davvero non so come faremmo, caro Yoosuf… ehi, i piedi sporchi sul divano ho detto no!

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